Il detective Kindaichi - 9788838939242

Il detective Kindaichi: Un enigma della camera chiusa. Doppio omicidio nella dépendance della grande magione degli Ichiyanagi, ricchi e influenti possidenti. Il primogenito Kenzo, assieme alla giovane moglie, è ritrovato sgozzato, immersi i due corpi in un lago di sangue, nello stesso giorno delle nozze. L'ambiente dove è avvenuto il delitto è ermeticamente chiuso dall'interno, e l'arma del delitto, una spada tradizionale giapponese, giace a terra fuori dalla porta. Un brivido di terrore in più, che raggela gli abitanti della dimora, viene dal suono inspiegabile, nelle tardissime ore della notte, di un antico strumento a corde, il koto (il narratore della vicenda si riferisce ad essa come al «caso del koto stregato»). E nei dintorni si aggira uno strano personaggio, il viso sfregiato e solo tre dita nella mano, le cui impronte si trovano dappertutto. Yokomizo Seishi, massimo esponente del crime nipponico, attivissimo nei decenni di metà secolo scorso nell'epoca d'oro del giallo deduttivo, aveva una passione per il sottogenere della camera chiusa, tanto da essere soprannominato il «John Dickson Carr giapponese». In comune con il suo omologo anglosassone, aveva la capacità di tinteggiare le atmosfere di un terrore che sfiorava il soprannaturale, oltre al talento di ideare «miracoli criminali». Gli ingredienti essenziali di questo sottogenere sono tre. La tensione del mistero inspiegabile che si scioglie con la scoperta del geniale marchingegno dell'assassino. L'ambientazione suggestiva: come è appunto quella inusuale, tenebrosa, alquanto esotica del mondo dei grandi ex feudatari nipponici. E infine
A riddle of the closed chamber. Double murder in the annex of the Great Mansion of the Ichiyanagi, rich and influential owners. The Firstborn Kenzo, together with his young wife, was found slaughtered, immersed the two bodies in a lake of blood, on the same day of the wedding. The environment where the crime occurred is hermetically sealed from the inside, and the murder weapon, a traditional Japanese sword, lies on the ground outside the door. A thrill of dread in addition, which freezes the inhabitants of the dwelling, comes from the inexplicable sound, in the very late hours of the night, of an ancient stringed instrument, the koto (the narrator of the affair refers to it as the "case of the Haunted Koto"). And in the surroundings is a strange character, his face scarred and only three fingers in his hand, whose footprints are found everywhere. Yokomizo Seishi, maximum exponent of the Japanese crime, very active in the decades of the last half century in the golden age of deductive yellow, had a passion for the subgenre of the closed room, so as to be nicknamed the "John Dickson Carr". In common with his Anglo-Saxon counterpart, he had the ability to paint the atmospheres of a terror that touched the supernatural, in addition to the talent of creating "criminal miracles". The essential ingredients of this subgenus are three. The tension of the inexplicable mystery that melts with the discovery of the killer's ingenious contraption. The evocative setting: As is precisely the unusual, gloomy, somewhat exotic of the world of the great former Japanese feudatories. And finally