- Libreria
- >
- Libri
- >
- Narrativa - grandi classici
- >
- Narrativa classica (prima del 1945)
- >
- Lo cunto de li cunti. Testo napoletano a fronte
Lo cunto de li cunti. Testo napoletano a fronte - 9788811367574
di Giambattista Basile Rak M. (cur.) edito da Garzanti, 2003
- Prezzo di Copertina: € 24.00
- € 22.80
-
Risparmi il 5% (€ 1.20)
Informazioni bibliografiche del Libro
- Titolo del Libro: Lo cunto de li cunti. Testo napoletano a fronte
- Autori : Giambattista Basile Rak M. (cur.)
- Editore: Garzanti
- Collana: I grandi libri , Nr. 757
- Edizione: 14°
- Data di Pubblicazione: 2003
- Genere: letteratura italiana: testi
- Pagine: LXXII-1152
- Curatore: Rak M.
- Dimensioni mm: 182 x 111 x 52
- ISBN-10: 8811367573
- ISBN-13: 9788811367574
Di Basile nulla sappiamo tranne che nacque a Napoli, che morì a Giugliano e che, tra la nascita a Napoli e la morte a Giugliano, fu soldato, marinaio, governatore di paese ed amministratore di città. E sappiamo che fu membro onorario dell’Accademia degli Stravaganti di Creta e dell’Accademia degli Oziosi di Napoli. Stravaganti ed oziosi, Oziosi e Stravaganti: di Basile sappiamo che fu un stravagante (ed ozioso) raccoglitore di favole, novelle, dicerie; di proverbi, memorie, usi e costumi di popoli; di parole di vari dialetti, di parole inventate da latri, di parole ch’egli stessi s’inventava all’istante. Poi, questa marmaglia di cose già dette, venivano gettate in un calderone fantastico (pari soltanto a quello shakespeariano delle streghe del "Macbeth") e mescolate, rimescolate, rimestate ancora d’un poco. Cotte a puntino, sfornate bollenti, bruciavano tanto non appena assaggiate. Ma qual gusto! Di Basile sapiamo che era uno Stravagante, un Ozioso, un gran cuoco di storie. Così il suo Pentamerone non deve tanto al Decamenron di Boccaccio e Firenze quanto al gusto del Seicento Barocco, giacché si mischiano, di pagina in pagina, avventure reali e presunte, personaggi da cronaca e figure fantastiche, eventi credibili ed altri che di credibile non hanno nemmeno parvenza. Così tutta una congrega di mostri, di rifiuti, di fanciulle appestate o malvage e di gioielli e rifiuti, d’animali che parlano e di donne che non ridono, di vecchie, di nani, di sciocchi e d’idioti avvampa per forza d’un dialetto carnale, a tratti pura invenzione da scrittoio, che fonda presenza e che, alla presenza, dona sostanza. Più che Boccaccio, Shakespeare allora. Magari uno Shakespeare da vicolo, da antro, da piazza del mercato o da brolo di porto. Magari uno Shakespeare Stravagante e, un po’, ozioso.
Promozione Il libro "Lo cunto de li cunti. Testo napoletano a fronte" su Unilibro.it è nell'offerta di libri scontati Tantissimi libri in promozione sconto
Recensioni Scrivi la tua recensione del libro "Lo cunto de li cunti. Testo napoletano a fronte"
-5%
Piccole donne
libro di Alcott Louisa May
edizioni Mondadori collana Nuovi oscar classici
€ 4.95
Uno, nessuno e centomila
libro di Pirandello Luigi
Olivieri U. M. (cur.)
edizioni Feltrinelli collana Universale economica. I classici
-5%
Pioggia
libro di Maugham W. Somerset
edizioni Adelphi collana Piccola biblioteca Adelphi
-5%
Tanto amore per Glenda
libro di Cortázar Julio
edizioni Guanda collana Narratori Della Fenice
-5%
Le notti bianche
libro di Dostoevskij Fëdor
edizioni Garzanti collana I grandi libri
-5%
Memorie dal sottosuolo
libro di Dostoevskij Fëdor
edizioni Garzanti collana I grandi libri
Recensioni Scrivi la tua recensione del libro "Lo cunto de li cunti. Testo napoletano a fronte"
Di Basile nulla sappiamo tranne che nacque a Napoli, che morì a Giugliano e che, tra la nascita a Napoli e la morte a Giugliano, fu soldato, marinaio, governatore di paese ed amministratore di città. E sappiamo che fu membro onorario dell’Accademia degli Stravaganti di Creta e dell’Accademia degli Oziosi di Napoli. Stravaganti ed oziosi, Oziosi e Stravaganti: di Basile sappiamo che fu un stravagante (ed ozioso) raccoglitore di favole, novelle, dicerie; di proverbi, memorie, usi e costumi di popoli; di parole di vari dialetti, di parole inventate da latri, di parole ch’egli stessi s’inventava all’istante. Poi, questa marmaglia di cose già dette, venivano gettate in un calderone fantastico (pari soltanto a quello shakespeariano delle streghe del "Macbeth") e mescolate, rimescolate, rimestate ancora d’un poco. Cotte a puntino, sfornate bollenti, bruciavano tanto non appena assaggiate. Ma qual gusto! Di Basile sapiamo che era uno Stravagante, un Ozioso, un gran cuoco di storie. Così il suo Pentamerone non deve tanto al Decamenron di Boccaccio e Firenze quanto al gusto del Seicento Barocco, giacché si mischiano, di pagina in pagina, avventure reali e presunte, personaggi da cronaca e figure fantastiche, eventi credibili ed altri che di credibile non hanno nemmeno parvenza. Così tutta una congrega di mostri, di rifiuti, di fanciulle appestate o malvage e di gioielli e rifiuti, d’animali che parlano e di donne che non ridono, di vecchie, di nani, di sciocchi e d’idioti avvampa per forza d’un dialetto carnale, a tratti pura invenzione da scrittoio, che fonda presenza e che, alla presenza, dona sostanza. Più che Boccaccio, Shakespeare allora. Magari uno Shakespeare da vicolo, da antro, da piazza del mercato o da brolo di porto. Magari uno Shakespeare Stravagante e, un po’, ozioso.